Dal blog: essere rovinati.

Ho intravisto su Instagram una frase pronunciata da nota commentatrice che mi ha colpita. “Secondo me si sono rovinati“. Non importa a chi fosse riferita la frase. Trovo molto pericoloso questo modo di definire le persone, e quindi la vita. Mi è capitato più volte di ascoltare i miei pazienti narrare la propria esperienza in questo modo: “mi sento un fallito” o “sento di avere una macchia“. Trovo che questo derivi in buona parte da una distorsione sociale, dove si tende a guardare l’altro dall’esterno fermandolo nel tempo, immortalandolo come in un’immagine, che poi viene fatta propria e interiorizzata. Fallimento, da vocabolario, peraltro significa “Non giungere a realizzazione o a compimento” e “Non riuscire nel proprio intento, non raggiungere lo scopo desiderato”. Anche queste definizioni richiamano un processo, un movimento. Non c’è un compimento, non c’è il raggiungimento di uno scopo che ci si era posti. Il fallimento spinge a cambiare, riformulare, utilizzare l’esperienza e modificare, se necessario, i propri obiettivi. Le persone non sono oggetti e proprio per questo non si possono rovinare. Possono mutare e fluire nel tempo. E’ questo che succede, nella vita.

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