ADHD e iperattività: di cosa parliamo?

iperPer Disturbo da Deficit Attentivo con Iperattività (ADHD), si intende una significativa difficoltà del bambino nel controllo dei propri impulsi e nella modulazione del proprio comportamento, associata ad un forte disturbo  dell’attenzione e della concentrazione. L’iperattività in particolare si esprime nel reagire con un’azione in modo molto rapido rispetto allo stimolo, come per esempio nel dire la propria in classe senza rispettare il turno.

Alcuni bambini attraversano delle fasi in cui segnali quali tic, difficoltà a stare fermi o seduti, irrequietezza, difficoltà di concentrazione, crisi di rabbia, rappresentano un segnale che chiede di essere ascoltato e che a volte si configurano come un blocco nel processo evolutivo.

Tuttavia, solo in rari casi questo tipo di sintomi e di funzionamento nel bambino sono riconducibili a basi organiche e possono essere quindi definito ADHD.
Ciò che accade nei bambini con ADHD è che, soprattutto in situazioni di sofferenza perinatale, la sostanza reticolare nel sistema cerebrale, deputata a filtrare l’intensità delle percezioni, sia meno irrorata, quindi ipometabolica e possa maturare con tempi più lunghi rispetto alla norma. La remissione dei sintomi in questi casi può essere spontanea nel tempo, se sostenuta da adeguati stili educativi.

Nella maggior parte dei casi, però, la così detta iperattività con disturbo dell’attenzione non è un quadro patologico definito di per sé e non è definibile ADHD.
In generale, risulta molto più appropriato considerare l’iperattività come sintomo, spesso secondario ad altre problematiche, e non come disturbo in sé.

Io ritengo, come condiviso all’interno del pensiero psicodinamico, che i bambini esprimano attraverso un comportamento che gli adulti definiscono iperattivo una difficoltà a rappresentarsi e digerire le loro emozioni e a raggiungere un sufficiente grado di autoregolazione e contenimento. In questi casi, vediamo una carenza nella capacità di mentalizzazione, fattore che determina un immediato passaggio all’azione. Questo tipo di azioni spesso sono oppositive o interpretate come tali. Questo tende ad allontanare l’altro e complessifica ulteriormente il quadro. Si tratta di caratteristiche di funzionamento molto connesse all’ambiente in cui il bambino cresce.

Questo tipo di sintomi costituiscono un campanello d’allarme che, se ascoltato, compreso nel suo significato e accolto, risulta essere di carattere transitorio e positivamente risolvibile, nella stragrande maggioranza dei casi senza l’aiuto di farmaci o terapie comportamentali.

E’ importante comprendere quali sono le cause e le emozioni che sottendono l’incapacità del bambino o del ragazzo a trovare uno spazio interno contenitivo dove poter stare serenamente, e che causano una continua tendenza alla fuga, alla lotta contro il tempo e quindi l’impossibilità di fermarsi.
Con l’aiuto dei genitori, è possibile esplorare questi fattori in un contesto di consultazione familiare o individuale dove poter lasciar dispiegare le emozioni, la rabbia e le paure, i nodi relazionali e poterli accogliere ed affrontare perché trovino una forma diversa, maggiormente protettiva e contenitiva per il sé.
Allo stesso tempo, è importante lavorare con la scuola e favorire la costruzione di un’immagine di sé positiva per i bambini con iperattività, che spesso sono soggetti a continue riprese e divieti in risposta ai loro comportamenti. Pur comprendendo il motivo di ciò all’interno di un gruppo classe, sarà importante costruire insieme diverse strategie e contesti educativi.

Per informazioni o un appuntamento nel mio studio a Milano potete contattarmi al numero 347.5202018 o tramite mail: irenemazzon@libero.it.

Follow:

Lascia un commento