Dal blog: La soddisfazione è nei traguardi… oppure no?

Teresa Amabile e Steven Kramer in “The progress principle” presentano un ampio studio che mostra come la soddisfazione delle persone non derivi da grandi vittorie ma dallo slancio in avanti legato allo star facendo un lavoro significativo, per sé stessi o per altri. 
Piccole conquiste frequenti portano a sensazioni di successo e felicità molto più di quelle grandi e meno frequenti. 

Il progresso risulta essere quindi molto più motivante e fonte di benessere rispetto alla realizzazione di un obiettivo. Se vediamo il raggiungimento di un obiettivo come una sorta di punto finale per il processo evolutivo in atto, possiamo comprendere come questo portare ad una sensazione di vuoto.
Quello che ci fa stare bene è invece notare in noi un percorso di miglioramento
Questo potrebbe anche avere a che fare con il circuito della dopamina, il neurotrasmettitore che media la motivazione e che viene stimolato dal movimento verso qualcosa di buono per noi e dall’attesa di una ricompensa, esaurendosi dopo il raggiungimento della stessa. 

La ricerca dei due autori riguarda principalmente l’ambito lavorativo, ma io credo che questo abbia molto a che fare anche con il lavoro psicoterapeutico e con la vita in generale. 

Possiamo focalizzarci sul fatto che stiamo facendo qualcosa di buono per noi attraverso la nostra crescita, proprio ora, piuttosto che su una ipotetica risoluzione finale e vittoriosa di una situazione.

E, sì, questo vale anche per l’amore (anche quello per noi stessi?), come suggerisce  questa poesia di Neruda, di cui riporto qualche passaggio. 

Io t’amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l’infinito,
per non cessare d’amarti mai:
per questo non t’amo ancora.

T’amo e non t’amo come se avessi
nelle mie mani le chiavi della gioia
e un incerto destino sventurato.

Buon anno nuovo!

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