La visione di Mia in questi giorni é stata una sorpresa per me.
È un film recitato in modo magistrale, in particolare da Edoardo De Leo, ma sopratutto scritto in modo molto acuto e realistico.
È un film mai così attuale, di cui penso ci fosse proprio bisogno, bello e doloroso.
Tratta temi come l’abuso psicologico e la dipendenza in una relazione amorosa adolescenziale, il revenge porn, lo stalking, il rapporto tra genitori e figli.
La prima cosa che ho pensato è: genitori, guardatelo con le vostre figlie e i vostri figli; insegnanti, guardatelo con i vostri studenti, dalla terza media in poi, proponendo uno spazio in cui pensare e confrontarsi, rinunciando a discorsi formativi, ma mettendovi in ascolto, ponendo e ponendovi domande, anche quelle che non possono che restare senza risposta.
Ha fatto riflettere molto anche me come psicoterapeuta.
Mi ha commossa, perché ho visto un possibile esito terribile e ingiusto di una storia simile a tante che mi vengono raccontate nel mio studio.
Mi sono posta tante domande.
Cosa succede in questa famiglia?
Mia è la figlia di due genitori affettuosi, presenti, attenti e intelligenti. È brillante, bella, ha delle buone amiche. Cosa la spinge ad entrare in un rapporto di dipendenza cosi malsano e pericoloso con Marco?
Cosa possono fare i genitori per aiutarla?
Accorgendosi che la figlia quindicenne si trova in una situazione allarmante, cercano un dialogo, trovando però un muro in Mia, di fronte al quale iniziano a reagire in modo opposto e purtroppo inconsapevolmente disfunzionale.
La madre, da un lato preoccupata di non allontanare da sé la figlia, dall’altro forse spinta dal proprio bisogno di non vedere, assume un atteggiamento molto morbido e permissivo, quindi non contenitivo e protettivo. Il padre, infermiere nella croce rossa, persona buona e pacata, non riesce a regolare emotivamente il suo intervento in una situazione allarmante e finisce per determinarne la degenerazione e causare una rottura relazionale.
In definitiva, la coppia e la famiglia si sfalda.
Mia vive qualcosa di terribile che la sprofonda nella vergogna.
La vergogna è un’emozione con cui lavoro molto nei miei percorsi di psicoterapia , perché per sua natura è un’emozione spesso nascosta e non condivisa, che fa sentire molto soli, e che invece se elaborata porta ad una liberazione importante dal punto di vista evolutivo.
Mia é davvero un film intorno al quale raccogliersi e interrogarsi insieme, per costruire un contesto preventivo e protettivo, senza paura ma con tanto ascolto reciproco, sopratutto della dimensione irriducibile dell’ irrazionale.