Il costo delle sedute di psicoterapia 

Intraprendere un percorso di psicoterapia con uno psicoterapeuta in libera professione è un impegno importante dal punto di vista economico. 

Le sedute hanno un costo che assume un peso significativo nella gestione economica della vita di una persona o di una famiglia che decida di richiedere questo tipo di aiuto. Anche per questo, la psicoterapia assume e mantiene inevitabilmente un ruolo centrale, mentre è in corso, tra le proprie priorità, non solo in qualità di investimento psichico, emotivo e temporale nella propria crescita personale ma, appunto, anche economico.

L’iniziativa del bonus psicologo ha risposto solo in parte al bisogno di veder riconosciuto il proprio diritto alla salute psicologica, in assenza, purtroppo, di un servizio pubblico che lo faccia pienamente. 

D’altra parte, molte persone decidono di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che lavora nel suo studio privato non solo come soluzione secondaria ad un servizio pubblico che non risponde pienamente alle richieste dei cittadini, ma anche per avere un rapporto diretto con una persona scelta con cura, per ragioni che vanno dalla vicinanza geografica al tipo di formazione alle caratteristiche personali e professionali che la distinguono. 

Qualunque sia la motivazione per cui si decida di intraprendere un percorso di psicoterapia in ambito privato, può forse essere interessante per una persona che compie questa scelta essere consapevole di cosa determina il costo di una seduta di psicoterapia.

Nella cifra richiesta dal professionista, oltre al lavoro stesso che viene svolto nei 50 minuti dell’incontro, sono implicati diversi altri aspetti:

  • La rilevanza della formazione professionale di uno psicoterapeuta, che comprende nove anni di studi: cinque anni di studi universitari seguiti da quattro anni di scuola di psicoterapia, oltre ad alcune centinaia di ore di tirocinio non retribuito; le scuole di psicoterapia sono scuole private con dei costi molto impegnativi; 
  • La formazione continua, o aggiornamento professionale, che uno psicoterapeuta è tenuto a svolgere ogni anno per un totale di 50 ECM (crediti per l’Educazione Continua in Medicina) annuali, con dei costi importanti;
  • Un lungo lavoro di psicoterapia personale che un professionista serio è tenuto a fare su di se a sua volta con un collega psicoterapeuta, per poter acquisire la capacità di non proiettare conflitti e tematiche personali sulla vita del paziente e possedere una integrazione e centratura emotiva che gli consenta di comprendere ed aiutare un’altra persona;
  • Le sedute di supervisione attraverso le quali ci si confronta sul lavoro con i propri pazienti con un collega esperto, che apporti sguardi e punti di vista diversi a quelli del professionista;
  • Il lavoro fuori dalla seduta. Un buon terapeuta tiene i suoi pazienti nella mente nel tempo in cui non si è a contatto, periodicamente rilegge i propri appunti, riflette sul percorso che sta facendo col paziente, metabolizza e approfondisce con delle letture alcune tematiche; 
  • La quota di iscrizione annuale all’Ordine degli psicologi e l’Assicurazione professionale.
  • Il mantenimento di un proprio studio professionale comodo e accogliente e i costi ad esso legati;
  • Le tasse che il professionista deve pagare sul totale della fattura e i versamenti pensionistici: uno psicologo è obbligato a versare una percentuale dell’importo fatturato ad una Cassa nazionale pensionistica per gli Psicologi;
  • Ultimo ma non ultimo, la possibilità per il professionista di avere un tenore di vita sufficientemente buono e una serenità di base che gli consentano di prendersi cura di se, e poter così sostenere i propri pazienti a fare lo stesso. E’ importante, d’altra parte, che uno psicoterapeuta abbia una retribuzione sufficiente ad assicurarsi di NON correre il rischio di essere, consciamente o inconsciamente, guidato dal bisogno economico nelle scelte che compie nel lavoro con i pazienti. Ogni terapia è finalizzata alla sua fine, che rappresenta il suo successo!

A quest’ultimo punto è legata anche la prassi che i professionisti applicano e introducono in quella sorta di contratto iniziale con il paziente che è il consenso informato, di conteggiare in fattura le sedute non disdette almeno 24 ore prima. Questa misura, lungi dall’essere sanzionatoria, costituisce una sorta di accordo che mantiene la solidità della relazione terapeutica. Non viene mai valutato il motivo della disdetta dell’appuntamento da parte del paziente. Non è attinente agli obiettivi né a tutte le caratteristiche, primo tra cui il non giudizio, che distinguono la psicoterapia da un altro tipo di relazione, che il terapeuta possa valutare o peggio giudicare se una motivazione sia seria o meno, giusta o sbagliata, importante o meno. Il senso del pagamento della seduta disdetta “all’ultimo” è la tutela del lavoro del professionista e della libertà del paziente, soprattutto dal senso di responsabilità nei confronti del suo terapeuta (il paziente deve essere sempre protetto dalla paura di poter “danneggiare” il terapeuta, e quindi sentirsi libero) e al mantenimento dello spazio dedicato al paziente all’interno della settimana lavorativa del terapeuta, soprattutto se un terapeuta decide di non seguire più di un certo numero di persone, così da poterlo fare al pieno delle proprie energie. Resta sempre saldo il principio che uno psicoterapeuta non debba essere legato ai suoi pazienti da un bisogno, o essere inquinato da un possibile senso di frustrazione. Per questo, il suo lavoro deve essere soggetto ad alcune tutele, stabilite e condivise prima dell’inizio del percorso.

Sarà sempre interessante e importante il confronto e il dialogo tra paziente e terapeuta su tutto ciò che riguarda la relazione terapeutica stessa, i suoi contenuti, ma anche la sua cornice.

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